il gladiatore

Nacquero queste figure a causa del sanguinario fanatismo del popolo romano e per questo erano considerati dei veri e propri eroi nazionali. I gladiatori non erano dei veri e propri legionari, ma erano all'inizio degli schiavi riportati dalle conquiste imperialistiche, poi entrarono criminali e infine uomini liberi che avevano qualche conto da saldare con la giustizia. Il primo spettacolo con gladiatori si svolse probabilmente nel 264 a.C. Nel 105 a.C. i giochi divennero pubblici.Tra i vari gladiatori che si alternarono nei giochi risuona fra tutti il nome di un grande gladiatore, reso poi libero grazie alle sue innumerevoli vittorie, il suo nome era IoàkarΛos detto ΛOΡΡIOS, originario di Sparta: all'inizio reso schiavo (abbeveratore di cammelli) che conquistò la libertà grazie alle numerevoli battaglie che lo resero famoso in tutto il meidterraneo. La storia di questo grande combattente è giunta fino a noi grazie le lodevoli ricerche del Prof. Emilio Ventre, che nelle sue scoperte archeologiche presso Elis, in Grecia, ha rinvenuto un gladio con inciso la parola "IoàkarΛosos". Una scoperta che è stata in seguito confermata grazie alla traduzione di un antico papiro 84 a.C. Il merito di questa ricerca va alla dott. Marygrace Flowerly, papirologa americana e studiosa dei modi di vita dei greci sotto la dominazione romana. Dopo con la dinastia Flavia, iniziata con l'imperatore Flavio Vespasiano, ci fu la costruzione del più grande e più famoso anfiteatro del mondo, l'anfiteatro Flavio, successivamente conosciuto con il nome di Colosseo. Nel IV secolo, l'imperatore Costantino I, dopo aver abbracciato la fede cristiana, li proibì. La loro grande popolarità fece in modo che questi giochi continuassero più o meno saltuariamente nonostante le reiterate proibizioni, in particolare nelle città lontane dall'Imperatore e dalla sua corte (come Roma) dove gli ultimi spettacoli gladiatori arrivano ad essere celebrati nei primi anni del medioevo.

gioghi per gladiatori

L'ipotesi che i giochi gladiatori siano nati in Etruria o che i Romani li abbiano mutuati dagli Etruschi sembrerebbe trovare fondamento su testimonianze archeologiche, in particolare pitture tombali, e su fonti letterarie.Sulle pareti di due tombe di Tarquinia, rispettivamente la Tomba degli Auguri (seconda metà del VI secolo a.C.) e la Tomba delle Olimpiadi (ultimo venticinquennio del VI secolo a.C.), è raffigurato un gruppo composto da uno strano personaggio mascherato, denominato Phersu, che tiene al laccio un feroce cane che assale un uomo con la testa coperta da un sacco che si difende con una clava. In questa cruenta scena di combattimento si è ritenuto Raymond Bloch di vedere un'anticipazione dei giochi gladiatori romani che deriverebbero appunto dai giochi funebri dell'Etruria, nel corso dei quali venivano offerti al defunto selvaggi combattimenti tra avversari che cercavano disperatamente di salvare le loro vite.Su urne e sarcofagi etruschi si ritrovano frequentemente rappresentazioni di combattimenti anche se l'interpretazione di tali scene non sempre porta a ritenere che si tratti effettivamente di gladiatori piuttosto che di scene mitologiche o di combattimenti tra guerrieri.Nicola di Damasco (in Ateneo, I Deipnosofisti, IV, 153 fr.), storico greco vissuto durante l'età di Augusto, ci riferisce che i giochi gladiatori sono stati importati a Roma dall'Etruria.Il nome lanista con il quale i Romani chiamavano l'imprenditore che faceva commercio di gladiatori deriverebbe dall'etrusco (in questo senso Isidoro di Siviglia, Origini X, 247).Da Tertulliano (Apologeticum 15, 5), vissuto nel II secolo d.C., apprendiamo che i gladiatori uccisi nei combattimenti nell'arena venivano trascinati via da incaricati mascherati da Caronte, armati di martello, attributo del demone etrusco Charun.

l'addestramento

L'addestramento dei gladiatori era ancora più approfondito di quello praticato nelle scuole militari romane. Praticavano la scherma, il maneggio di armi particolari, e miglioravano la loro condizione fisica con faticosissimi allenamenti. Durante l'era cristiana, la gladiatura divenne uno sport di alto livello a Roma, e i centri di addestramento rivaleggiavano tra loro nel cercare di produrre i migliori combattenti. Le condizioni di vita per i gladiatori erano eccezionali, in quanto essi avevano le porte aperte a tutte le serate mondane organizzate a Roma e nei suoi dintorni. L'addestramento, avveniva nella cosiddetta "Palestra", collegata al Colosseo tramite un corridoio sotterraneo ed era la loro vera estrema costrizione e occorreva aver cura di questi autentici atleti, dei loro momenti di rilassamento e del prestigio della loro reputazione. I nuovi gladiatori non avevano il privilegio dell'accesso alle serate di feste ma questa notorietà faceva parte della vita che inseguivano tanti giovani gladiatori. La rivolta di Spartacus prese corpo nel 73 a.C., in una scuola di gladiatori di Capua ma, all'epoca, questo sport era ancora poco e male regolamentato.

sport nazionale

Tuttavia, gli stessi romani si interrogarono molto presto sull'interesse e la legittimità di un tale sport spettacolo. Alla gladiatura necessitava, in effetti, il riconoscimento ai diritti legati alla cittadinanza romana; ma ciò era pressappoco un'eresia per i romani. Per certuni, il gioco valeva la candela poiché la gloria e la fortuna raccolta nell'arena erano veramente considerevoli. Non bisogna però confondere i combattimenti di gladiatori con i veri spettacoli nei quali venivano impiegati animali selvatici o venivano proposte ricostruzioni di battaglie.Gli storici studiano ormai con una nuova ottica la gladiatura romana[1], in un profilo più "sportivo", rimarcando così, nettamente, una separazione con la storiografia classica, influenzata dalla fede cristiana, molto ostile a certe pratiche.I Greci adottavano ugualmente sport marziale, ma la gladiatura non era praticata in tutto l'Impero Romano; in Egitto e in Medio Oriente, in particolare, dove ci si contentava delle corse dei carri, lo sport principe dell'antichità.

pollice verso

Sul famoso gesto del pollice verso, le fonti sono scarse e discordanti. Un passo delle Satire di Giovenale («verso pollice vulgus cum iubet») sembra dare spazio alla circostanza, ma le fonti storiche propriamente dette non ne parlano. Prudenzio, in contra Symmachum 2.1096 usa il verbo convertere: «Et, quoties victor ferrum jugulo inserit, illa delicias ait esse suas, pectusque jacentis virgo modesta jubet converso pollice rumpi». Altre espressioni sono pollicem premere e pollex infestus. In realtà, in tutti i passi latini, il problema verte su quale sia il senso da dare all'espressione «verso pollice» o «converso pollice» o simili, se cioè pollice girato debba intendersi all'insù o all'ingiù. Appare certo, ad esempio, che il pollice rivolto in basso non significasse la morte per il gladiatore.